Sei piccoli ambienti aperti scandiscono il grande ambiente della Sala Viscontea, abbracciato da una sequenza di fotografie di Aldo Ballo. I sei set, che richiamano la sala di posa, la camera oscura, l’archivio e i rispettivi retroscena, si alternano al materiale d’archivio accuratamente selezionato ed esposto dalla curatrice Silvia Paoli. La messa in scena coinvolge le tecnologie della fotografia analogica e gli oggetti di design in un dialogo serrato, attraverso cui si prova a restituire il clima operoso e lieve dello storico studio Ballo&Ballo in modo da rendere temporaneamente presente ciò che non è “archiviabile”. Nel secondo spazio, la Sala dei Pilastri, un piccolo anfiteatro video si popola con le voci di artisti, architetti e designer che hanno assiduamente frequentato lo studio e che, in un inanellarsi di brevi testimonianze, raccontano la dimensione di “bottega” e la sensibilità di un ambiente dove si imparava a dare voce agli oggetti e ad ascoltare le persone. Un luogo di formazione e crescita culturale per molti, dove poter imparare un mestiere, ma anche una modalità di vita e di pensiero.

(…) Aldo e Marirosa Ballo hanno segnato con intensità non solo il mio modo di intendere la fotografia, ma anche il mio modo di concepire un luogo di lavoro, vivo, pulsante, creativo, non distante dal mondo, attento all’esperienza degli altri; un luogo che privilegi i rapporti umani, conservi quella manualità nel fare e quel rapporto diretto con persone e cose che è proprio della dimensione artigiana del lavoro e che l’esperienza di Studio Azzurro ha, con consapevolezza, sostenuto e difeso come propria caratteristica. – Fabio Cirifino, socio fondatore di Studio Azzurro.