STUDIO AZZURRO. Videoambienti bull shit 06
Sono racchiusi in questo catalogo dieci anni di attività di Studio Azzurro, a partire da Luci di inganni (1982). I concetti di immateriale, simulato e artificiale cominciavano a prendere forma attraverso il video.
Nelle opere che sono seguite, il video è entrato in dialogo con l’ambiente (Il nuotatore), con i corpi e gli spazi (Prologo a un diario segreto contraffatto e La camera astratta), con gli spettatori e l’ambiente (Vedute), con il tempo (Storie per corse), con la natura e gli spazi illimitati (Primo scavo. Osservazioni sulla natura e Kepler’s Traum), con la luce e il buio (Delfi).
Dieci anni dopo, Il giardino delle cose (1992) evidenzia una componente più reale e fisica. Sugli schermi c’è una immagine video che non rispecchia più nulla ed è solo se stessa. Importanza è data al concetto di interazione: toccare per vedere.